mercoledì 6 novembre 2013

PILI: UN PIANO AL CIANURO PER LA SARDEGNA IL FILO ROSSO TRA MR. MORRIS E LE ISTITUZIONI SARDE

INTERROGAZIONE PARLAMENTARE DI MAURO PILI SUL DISASTRO A FURTEI E LE PERVERSE MIRE SULLE BONIFICHE MINERARIE 

Intervenga subito la protezione civile nazionale, rischio disastro ambientale elevatissimo

“Una vera e propria scalata alle bonifiche minerarie della Sardegna fatta a colpi di cianuro e “forti” rapporti con le istituzioni sarde. Un assalto in piena regola messo a punto nel dicembre del 2009 in ogni dettaglio con tanto di comunicazioni formali alla Borsa dei Metalli di Londra attraverso le trimestrali della neonata King Rose Mining, gestita dagli stessi che rasero al suolo e inquinarono Furtei e dintorni. E’ il verbale della trimestrale trasmessa alla Borsa di Londra a fare il resto. Questa la formula utilizzata per la fare la sostanziale comunicazione ai mercati internazionali: “Grazie ai forti rapporti con le istituzioni sarde siamo lieti di annunciare che sfrutteremo tutte le aree minerarie della Sardegna”. Con questa formula Mr. Morris, prima direttore della società che ha sventrato e inquinato Furtei e poi, nel dicembre 2009, candidato a gestire, d’intesa di fatto con la Regione Sardegna, con le stesse tecniche e stesse modalità al cianuro, annuncia il progetto per la separazione dei metalli pesanti dalle discariche delle aree minerarie della Sardegna. Si tratta di un piano tenuto segreto e giocato nelle borse internazionali dei metalli, nonostante la presenza degli australiani fosse stata notata e denunciata negli anni scorsi. Nessuno comprese il piano sardo-australiano-canadese che emerge oggi in tutta la sua gravità proprio dai report della Borsa di Londra trasmessimi in questi giorni dopo la denuncia del disastro di Furtei”.

I FALLITI DI FURTEI RITORNANO IN SARDEGNA PER UN PIANO SCELLERATO SULLE DISCARICHE MINERARIE
Lo denuncia in una articolata e dettagliata interrogazione il deputato sardo di Unidos Mauro Pili che con documenti alla mano ricostruisce una delle pagine più gravi dell’inquinamento ambientale e speculativo di questi ultimi anni in Sardegna.

CAMBIO CASACCA PER MR.MORRIS, DA SARDINIA GOLD MINING A KING ROSE MINING
“Il disastro di Furtei – dice Pili – è sotto gli occhi di tutti. Un lago di cianuro, montagne sventrate, fallimenti e fughe. A guidare quell’operazione c’è sempre stato un signore di mezza età che conosceva perfettamente tecniche e che aveva le chiavi d’accesso in tutti gli uffici della Regione. Tale Mr. Morris aveva guidato, guadagnando cifre stratosferiche, la miniera di Furtei poi miseramente fallita lasciando devastazione e inquinamento. La Regione viene chiamata a pagare i danni per conto dei signori falliti e scomparsi, otto mesi dopo quel fallimento, però, sempre la Regione Sarda mette in campo nuove relazioni con gli stessi soggetti del fallimento. Negli uffici della Regione e dell’Igea ricompare, dopo il fallimento, lo stesso Mr.Morris: cambia casacca per vestire le insegne della King Rose Mining. Obiettivo chiaro ed evidente: sfruttare le discariche minerarie a cielo aperto della Sardegna, partendo dal Sulcis, per estrarre a colpi di cianuro tutti i metalli presenti in quegli accumuli di sterili”.

OBIETTIVO PIOMBO E ZINCO A SUON DI CIANURO IL PIANO BIS DOPO IL FALLIMENTO DI FURTEI
“Nel Sulcis ci sono delle proteste per il tentativo di esautorare i tecnici dell’Igea a favore di quelli australiani. Ma il piano su scala internazionale funzionale alla scalata in borsa sfugge ai più. E’ la trimestrale del dicembre 2009 venuta alla luce dopo la denuncia sul lago di cianuro di Furtei a togliere ogni dubbio:
“La comunicazione formale alla Borsa – denuncia Pili - è firmata da Mr. Morris, lo stesso che guidava la miniera di Furtei. L’annuncio alla Borsa è esplicito: “Gli amministratori di King Rose Mining sono lieti di annunciare che l’azienda inizierà il lavoro di prefattibilità su un potenziale molto grande di sterili. Un progetto di ritrattamento di uno dei più grandi quartieri minerari in Europa. King Rose ha raggiunto in linea di principio un accordo con il governo regionale di Sardegna, Italia, per iniziare il lavoro su più depositi di sterili zinco piombo contenente un obiettivo tra 70-90.000.000 di tonnellate di materiale accumunato da oltre 200 anni di attività mineraria”.
Ecco il comunicato ufficiale della Kingsrose Mining Ltd trasmesso alle Borse da cui si evince il piano e la dimensione dello stesso predisposto dopo il fallimento della Sardinia Gold Mining:
“Per quale motivo, nonostante fosse già intervenuto il fallimento della Sardinia Gold Mining del marzo 2009, la Regione Sardegna, appena otto mesi dopo, ha consentito questa comunicazione alla Borsa di Londra? – chiede Pili nell’interrogazione parlamentare. Per quale motivo nessuno ha impedito il solo accesso di questo signore e di questa società negli uffici della Regione? Per quale motivo nonostante la Regione stesse stanziando denari per la bonifiche del misfatto è stata stipulata un’intesa con lo stesso Mr. Morris? A spiegare il motivo sono sempre le comunicazioni alla Borsa di Londra del dicembre 2009: “Kingsrose lavorerà a stretto contatto con l'agenzia del governo sardo , IGEA SpA ( Interventi Geo Ambientali – Geo Intervento Ambiente), l'organizzazione responsabile della gestione e la riabilitazione dei siti minerari chiusi su Sardegna. Kingsrose ha personale senior che ha esperienza nella gestione in Sardegna e che ha una forte rete di contatti governativi e societari”. 
“Cosa significa avere “una forte rete di contatti governativi e societari”? – chiede Pili al governo. Tutto questo costituisce un misfatto grave senza possibilità di giustificazione. Una vera e propria confessione di un filo rosso giocato sulla testa delle bonifiche e dei disastri ambientali”.

CON IL CIANURO PENSAVANO DI RIPULIRE LE DISCARICHE MINERARIE
“Da informative dirette – dichiara Pili - sono a conoscenza del fatto che gli australiani hanno effettivamente avviato le azioni di carotaggio in tutte le discariche a cielo aperto del Sulcis e che hanno svolto anche le prime analisi con i tecnici dell’Igea. Furono gli stessi tecnici sardi a constatare l’uso abnorme di cianuro per il possibile processo di lavorazione ed estrazione di piombo e zinco. E alla segnalazione dell’anomalia dei quantitativi di cianuro gli australiani dissero di essere esperti in questa materia. Qualcosa stava trapelando e le proteste per la presenza degli australiani nei cantieri furono sempre più insistenti. Una missiva riservata dell’assessorato dell’Industria suggerì l’allontanamento temporaneo degli australiani. Ma ora che dai verbali della borsa di Londra emergono date e comunicazioni formali si alza un velo gravissimo su tutta la vicenda”.

SARDINIA GOLD MINING FALLISCE A MARZO DEL 2009, MORRIS RICOMPARE IN SARDEGNA OTTO MESI DOPO PER IL NUOVO AFFARE
“Il fallimento della Società Sardinia Gold Mining S.p.a., è stato dichiarato in data 5.3.2009, la comunicazione alla Borsa di Londra per l’avvio dei progetti con la Regione Sardegna nelle aree minerarie dismesse è del 16 dicembre 2009. Chi ha portato gli australiani sulle bonifiche del Sulcis? Chi aveva rapporti “forti” con la Regione Sardegna tanto da dichiararli in pubblica Borsa di Londra? E come è stato possibile collaborare e affidare un progetto come quello minerario del Sulcis alle stesse persone che hanno raso al suolo Furtei, scappando dopo un fallimento sospetto senza bonificare niente? Chi ha consentito che questi signori uscissero gratis dal fallimento e rientrassero dalla porta principale della Regione per tentare l’ennesima speculazione?” “Si tratta – denuncia Pili nell’interrogazione Parlamentare - di un’operazione internazionale speculativa senza precedenti, giocata su false comunicazioni sociali, su relazioni non cristalline e su accordi sottobanco che dovrebbero indurre il Ministero degli Esteri e non solo ad approfondire come sia stato possibile che società estere potessero e possano operare con tanta disinvoltura in Italia tanto da presentare attraverso gli stessi personaggi un piano di sviluppo ex novo attivato grazie al via libera della Regione, già truffata dagli stessi con un buco finanziario senza precedenti a carico della Sardegna”.
“Non intendo replicare a nessuna delle dichiarazioni di esponenti politici che hanno parlato senza avere titolo e solo perché al servizio del padrone. Ho letto, invece, dichiarazioni di chi afferma di essersi dissociati dalla Sardinia Gold Mining, dopo averla guidata. Anche questa affermazione non merita commento. Resta il quesito su come sia stato possibile che gli stessi signori, Mr. Morris per esempio, siano ricomparsi nel dicembre 2009 e abbiano avuto il via libera dalla Regione per iniziare un’azione speculativa potenzialmente analoga a quella di Furtei? Si eviti di affermare di non conosocere. Oltre ad essere poco credibili si sarebbe immediatamente smentiti da documenti eloquenti contenuti negli stessi report a disposizione delle trimestrali della Borsa di Londra”.

INTERVENGA LA PROTEZIONE CIVILE NAZIONALE SEGNALAZIONE ALLE AUTORITÀ INTERNAZIONALI
“Il governo nazionale non può stare a guardare e per questo motivo deve immediatamente:
1) far intervenire la protezione civile nazionale sul sito di Furtei, privo di qualsiasi guardiania e concreta messa in sicurezza considerato che il sottoscritto ha avuto accesso decine di volte in quest’ultima settimana nel lago di cianuro nelle campagne tra Furtei e Guasila senza che nessuno contestasse l’ingresso o lo impedisse ( documentazione video e fotografica);
2) verificare il totale abbandono del sito, il mancato avvio di qualsiasi tipo di seria bonifica del sito stesso, il pericolo imminente di tracimazioni legate al periodo invernale prossimo e attivare una verifica puntuale e una piena assunzione di responsabilità delle istituzioni;
3) verificare il rispetto delle normative nazionali considerato che già nel 2002 e 2003 il sottoscritto in qualità di Presidente della Regione dispose il piano delle bonifiche e la mappa dei rischi includendo proprio il sito di Furtei tra quelli potenzialmente inquinati a rischio di incidente rilevante classificato come attività a rischio di incidente rilevante ai sensi dell’art.6 e 8 del Dlgs 334/99;
4) segnalare alla Borsa di Londra la reale situazione dei rapporti societari tra la King rose Mining e istituzioni italiane al fine di evidenziare l’inesistenza di progetti seri e credibili sul territorio nazionale;
5) segnalare a tutte le autorità competenti il grave rapporto che viene dichiarato sulle comunicazioni sociali relativamente a “una forte rete di contatti governativi e societari” da millantare o dichiarare consorterie giocate sulla pelle dei sardi e dell’ambiente.
Conferenza Stampa Hotel Panorama, Cagliari 

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